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Reflation Analog - 1940 vs 2020

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Analogie fra reflazione negli anni 40 e quella attuale - Grafico a cura di Fidelity I mercati finanziari nelle ultime sedute stanno soffrendo il rischio di una fiammata inflazionistica che potrebbe far aumentare i prezzi delle materie prime e, conseguentemente, innescare un aumento del costo del denaro da parte delle Banche Centrali (FED USA in testa) attraverso l'aumento dei tassi d'interesse in modo tale da limitare una possibile crescita incontrollata dei prezzi. Il ruolo delle Banche Centrali, in questa circostanza, è quello di mantenere lineare la ripresa economica attraverso l'immissione di liquidità nel sistema economico (vedasi grafico del 9 febbraio 2021) e sostenendo i governi attraverso l'acquisto di debito governativo ma, allo stesso tempo, evitare che questo continuo sistema di supporto all'economia possa scatenare una crescita incontrollata ed il propagarsi di bolle in alcuni settori attraverso piani di rientro quali un programma di riduzione dell'

S&P500 vs Global Money Supply

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S&P 500 vs Global Money Supply - Fonte: Fidelity I mercati finanziari dallo scoppio della pandemia hanno mostrato un andamento che si è rivelato in alcuni momenti molto distante dalla realtà. Che cosa ha inciso (ed inciderà) sull'andamento dei mercati finanziari? Certamente lo scoppio della pandemia ha creato nel marzo 2020 un panico generale sui listini mondiali, i fattori che hanno poi spinto la ripresa sono stati: la scelta dei governi e delle Banche Centrali di aiutare l'economia attraverso sostegni fiscali ed economici, lo sviluppo dei vaccini e le politiche di contenimento del virus, lo spostamento di molti investitori sul mercato azionario a causa di rendimenti prossimi allo zero sul mercato obbligazionario. Ma un mercato cosi "tirato" può veramente continuare a crescere? Stando ad una ricerca sviluppata da Fidelity l'andamento del principale indice azionario USA (lo S&P500) sembra direttamente legato dalla disponibilità complessiva di denaro grazie

Maledetta liquidità - compriamo il tempo e non il tasso!

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Crisi, pessimismo, terrorismo mediatico, poca informazione e poca formazione, l'amico che fa sempre l'investimento giusto, il parente del "non è il momento per investire", quelle spese del "non si sa mai"... ...gli italiani, popolo di grandi risparmiatori (con ingenti somme sui conti correnti) ma di pessimi investitori. Perché gli italiani non investono? Sicuramente un ruolo importante lo ha avuto lo Stato ed il ruolo sociale che gli è stato attribuito in tema di assistenzialismo e servizi nel secondo dopoguerra.  Lo Stato aveva infatti il ruolo di assistere la totalità della popolazione dal punto di vista istruttivo (scuola), sanitario (ospedali e servizi sanitari gratuiti), pensionistico (INPS) e assistenzialistico (eventuali aiuti economici in caso di necessità).  Per queste motivazioni gli italiani non si sono mai curati di accantonare i propri risparmi in maniera efficiente per fronteggiare eventuali necessità future quali lo studio dei figli, la propri

ISM Manufactoring Index VS S&P 500

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Il raffronto fra ISM e S&P 500 - dati aggiornati al 02/11/2020 Che rapporto c'è fra l'ISM Manufactoring Index e lo S&P500? Facciamo un passo indietro, l'ISM Manufactoring Index rileva mensilmente lo stato di salute manifatturiero americano attraverso un'indagine condotta fra i direttori degli acquisti di diversi settori economici, i questionari inviati rilevano lo stato di salute dell'economia. Un risultato superiore a 50 di tale indice ci mostra un'espansione dei settori economici. Stando a quanto descritto in precedenza è chiaro che vi sia un legame più o meno diretto tra l'andamento della salute economica (ISM Index) ed uno dei principali indici azionari americani (l'S&P 500). Il grafico riportato in precedenza ci mostra come il forte recupero dell'ISM (scala a sinistra) abbia accompagnato una variazione su base annua dell'S&P 500 al rialzo (scala a destra). In quest'ultima fase si evidenzia come il calo di ottobre dell'

Le azioni sono costose? La storia del Price Earning Ratio

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Come è possibile che i mercati azionari (soprattutto quelli statunitensi) abbiano recuperato le perdite di marzo mentre gli utili delle aziende quotate sono in calo e le economie impiegheranno qualche anno prima di recuperare la perdita creata dal virus? La situazione attuale ci evidenzia quotazioni alle stelle...giustissimo, ma ciò non significa forzatamente che le azioni siano care. Dati Thomson Reuters Eikon Il grafico riportato sopra ci mostra l'evoluzione nel tempo di uno dei principali indicatori che viene utilizzato in analisi finanziaria: il rapporto tra il prezzo delle azioni e gli utili delle aziende (price/earning). Questo indicatore ci misura quante volte il prezzo delle azioni è rapportato rispetto agli utili che le stesse possono generare/distribuire. Un P/E basso quindi ci indica un'azione che quota poco rispetto agli utili (effettivi/prospettici) che l'azienda stessa può generare, al contrario un P/E alto ci dovrebbe indicare che quel titolo azionario è molt

Negatively Yielding Global Bonds

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Il grafico, elaborato da Bank of America, mostra come il quantitativo di obbligazioni mondiali con rendimenti negativi (tassi negativi) abbia raggiunto un nuovo record come nel 2019. Attualmente il volume di obbligazioni a rendimento negativo a livello mondiale ha un valore di quasi 17 trilioni di dollari. Questa situazione a che conclusioni puó portarci? La prima, e più semplice, è che trovare rendimento nel settore obbligazionario governativo sarà molto difficile e la seconda è che, in un’economia che fatica la ripresa, la permanenza di una politica economica di tassi bassi perdurerà ancora per un po’ di tempo. Trovare quindi rendimenti interessanti in investimenti di tipo “risk free” (a rischio limitato) è impossibile e, probabilmente, lo sarà per diverso tempo. Una soluzione? Procedere con una corretta diversificazione dei propri investimenti al fine di trovare interessanti rendimenti mantenendo un profilo di rischio contenuto.  Al prossimo grafico, Federico Rossi - Consulente Fina

Equity allocation by non-bank investors

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  Il posizionamento azionario negli anni - Grafico elaborato da JP Morgan Il grafico elaborato da JP Morgan evidenzia il peso globale della parte azionaria da parte degli investitori "non-bank" (investitori non istituzionali - privati) rispetto alla totalità del portafoglio complessivo detenuto (comprendendo obbligazioni e massa monetaria). Come evidenziato dal grafico siamo al di sotto della media "post Lehman" (2008) che si attesta attorno al 43% (linea tratteggiata in rosso). Attualmente il valore è pari al 41%, dato in crescita dopo il crollo di inizio trimestre dovuto alla paura della pandemia di Coronavirus che aveva visto un calo del posizionamento azionario medio al 37%. Attualmente ci troviamo al di sotto della media storica degli ultimi 20 anni (linea tratteggiata in bianco) e  un eventuale ritorno ai massimi recenti pari al 47,8% (2018) porterebbe ad un impatto del 32% di crescita sull'azionario internazionale. Al contrario il posizionamento obbligazi

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