Maledetta liquidità - compriamo il tempo e non il tasso!

Crisi, pessimismo, terrorismo mediatico, poca informazione e poca formazione, l'amico che fa sempre l'investimento giusto, il parente del "non è il momento per investire", quelle spese del "non si sa mai"...
...gli italiani, popolo di grandi risparmiatori (con ingenti somme sui conti correnti) ma di pessimi investitori.

Perché gli italiani non investono?
Sicuramente un ruolo importante lo ha avuto lo Stato ed il ruolo sociale che gli è stato attribuito in tema di assistenzialismo e servizi nel secondo dopoguerra. 
Lo Stato aveva infatti il ruolo di assistere la totalità della popolazione dal punto di vista istruttivo (scuola), sanitario (ospedali e servizi sanitari gratuiti), pensionistico (INPS) e assistenzialistico (eventuali aiuti economici in caso di necessità). 
Per queste motivazioni gli italiani non si sono mai curati di accantonare i propri risparmi in maniera efficiente per fronteggiare eventuali necessità future quali lo studio dei figli, la propria pensione oppure un'eventuale copertura da inabilità sul lavoro.

Ma perché tenere tutto liquido?
Il concetto che "mamma Stato" avrebbe provveduto a qualsiasi necessità futura dei suoi cittadini ha decisamente influenzato l'approccio al risparmio degli italiani.
Il fatto che, per qualsiasi esigenza molto lontana (quale la pensione), ci pensasse lo Stato faceva ben poco propendere gli italiani a rinunciare ai propri risparmi nel breve per vincolarli ad obiettivi e scopi di lungo periodo. Di qui nacque quindi la tendenza ad accumulare liquidità per "qualsiasi evenienza".

Il grande amore degli italiani?
E con la necessità di non voler vincolare (quantomeno mentalmente) i propri risparmi a medio/lungo termine per raggiungere determinati obiettivi gli italiani trovarono nei BOT il vero amore. I BOT sono titoli di Stato a 3, 6, 12 mesi che, in epoche passate, avevano dei buoni tassi d'interesse.
I BOT hanno avuto un ruolo importante nella scena finanziaria per diverse decine di anni, erano molto apprezzati dagli italiani per alcune semplici caratteristiche: erano sicuri (salvo fallimento dello Stato...), liquidabili nel breve periodo e soprattutto "rendevano bene".

Rendimento sicuro, tutto e subito!
Chi acquistava BOT (pensiamo che alcuni rendimenti negli anni 80 avevano superato il 20%!) pensava di fare un grande affare dati i rendimenti che questi potevano garantire, nella realtà però questi rendimenti erano al lordo (cioè "non tenevano conto") dell'effetto inflattivo (aumento dei prezzi) che in quegli anni era molto forte tanto da annullare completamente il rendimento reale (al netto dell'inflazione) di strumenti quali i BOT che, anzi, in molti casi avevano effetto reale negativo (il rendimento veniva completamente "mangiato" dall'inflazione).
Ma è proprio in quegli anni che si è diffusa una delle più radicate (e sbagliatissime!) convinzioni degli italiani: poter investire a brevissimo termine, con un rendimento alto e sicuro.

Ed ora?
Ora fortunatamente le cose sono cambiate, si, fortunatamente, in quanto i "fantasmagorici" rendimenti degli anni 80/90 pari al 20% annuo (o simili) erano in realtà spinti da un'inflazione molto alta che rendeva il rendimento reale (cioè al netto dell'inflazione) pressoché nullo.
Intanto è cambiato anche lo Stato nelle sue possibilità di aiuto ai cittadini (a causa di un'enorme indebitamento):
  • le pensioni sono a rischio vista la precarietà di un istituto quale l'INPS che mette in evidenza le proprie difficoltà nel reggersi in piedi, è infatti cosa scontata che il "tasso di sostituzione" (cioè il rapporto fra la pensione e l'ultimo stipendio) sarà in futuro sempre più basso (a differenza dei pensionati di oggi o di decine di anni fa);
  • le spese sanitarie sono andate riducendosi da parte dello Stato e tutti i sistemi assistenzialistici in caso di inabilità si sono drasticamente ridotti;
  • le prestazioni scolastiche spesso sono deficitarie a causa dei pochi investimenti messi in atto dallo Stato che costringe molti genitori a propendere per università private o per studi all'estero dei figli.
La soluzione?
Non si deve più pensare alle singole esigenze di breve periodo ed alle vicissitudini che possano accadere nel mondo (quali crisi economiche o ribassi sui mercati finanziari) ma allargare il proprio orizzonte temporale in modo da evitare di lasciare il proprio futuro (e dei propri cari) al caso.
Si deve quindi cercare di ragionare per obiettivi di medio/lungo termine non solo per soddisfare i propri sogni od i propri bisogni ma anche per andare a coprire quei servizi che difficilmente potranno essere oggi ed in futuro garantiti dallo Stato.

Il segreto è nel comprare il tempo e non il rendimento!

Scusa ma, cosa intendi con questo?
Riporterò di seguito due semplici tabelle che vogliono dimostrare come, partendo da degli accantonamenti mensili, sia effettivamente il tempo a fornire i rendimenti e non l'ammontare dei versamenti stessi.

Nel primo caso abbiamo un ipotetico investitore che accantona 150 euro ogni mese (1.800 Euro annui) ad un tasso del 5% annuo (dato prudenziale, soprattutto se pensiamo ad un investimento in un fondo azionario) dall'età di 30 anni con lo scopo di raggiungere i 60 anni con un certo ammontare "messo da parte".
Come vediamo dai dati il totale versato sarà pari a 54.000 Euro con una rivalutazione di 68.800 Euro per un dato complessivo di 122.800 Euro.


E se il nostro investitore avesse iniziato a 20 anni invece che a 30?
Che domande Federico...è chiaro che a parità di versamenti e di tasso di rendimento avrebbe accantonato di più ed avrebbe un capitale complessivo maggiore.
Ma se invece avesse versato di meno?

Ipotizziamo dunque che il nostro investitore abbia iniziato a 20 anni invece che a 30 a versare ma, essendo da poco stato inserito nel mondo del lavoro, le sue disponibilità fossero limitate.
Nella stessa circostanza di prima (tasso di rendimento pari al 5% annuo e 12 versamenti mensili) abbiamo lanciato questa simulazione su 40 anni di versamenti (invece di 30) ma con una cifra pari a 100 Euro a versamento.


Il risultato?
A fronte di un capitale versato inferiore (48.000 Euro in 40 anni rispetto ai 54.000 Euro in 30 dell'esempio precedente) e con lo stesso rendimento medio annuo (5,00%) avremmo un risultato migliore con un capitale complessivo pari a 148.856 Euro di cui 100.856 Euro come plusvalenza!!!

La bellezza del tempo e del tasso di rendimento composto!!!

La morale di tutto questo?
  • Non sono le variazioni di brevissimo tempo (cali di mercato, crisi ecc) che ci danno i rendimenti o le crescite del nostro capitale nel medio/lungo;
  • Non sono le visioni dei guru di finanza che sanno esattamente quando entrare dove entrare e quando uscire dal mercato che ci aiuteranno a far crescere il capitale nel tempo;
  • Non è per forza l'ammontare dei capitali che noi investiamo che ci dà il vero rendimento;
  • Smettiamola di "comprare" un tasso od un rendimento (che la certezza non esiste!)
La soluzione a tutto questo è il tempo che è decisamente la cosa più importante per raggiungere un obiettivo di investimento.
Il tempo deve essere sempre accompagnato dal metodo e dalla costanza che potrebbero, in momento di crisi, farci perdere i nostri obiettivi.

I consigli per investire bene e sereni sono (in base a quello che ci siamo detti qui):
  • iniziare ad investire fin da subito, anche con piccole cifre;
  • mai farsi sviare da brevi cali di mercato;
  • se possibile, utilizzare i cali di mercato per fare degli aggiuntivi ai propri investimenti;
  • mai perdere la rotta in quanto tutti i mercati nel medio/lungo hanno recuperato (e ampiamente superato) qualsiasi crisi.
In fin dei conti non importa quanto investi ma da quando.

Alla prossima,
Federico Rossi - Consulente Finanziario

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